Il saluto di Padre Tommaso Grigis al suo ingresso in Parrocchia (alcuni stralci tratti dalla lettera apparsa sul Bollettino dell'ottobre 1997). |
Sono P. Tommaso Grigis: il vostro nuovo parroco. Ho quasi 48 anni e sono nato in un paesino (vero e proprio nido d'aquila) della provincia di Bergamo. Sono il quinto parroco di questa parrocchia, avendo alle mie spalle quattro illustri predecessori che hanno plasmato, con altri frati, questa nostra comunità ... Avremo tempo per conoscerci. Un sacerdote non deve molto preoccuparsi di presentare se stesso: non deve a tutti i costi ed in tutti i modi far valere i propri pregi o preoccuparsi troppo dei propri limiti. Un sacerdote deve avere una grande, direi smisurata, passione per Gesù Cristo. Io per questo sono stato chiamato e guai a me se perdo la passione di Gesù Cristo, se non lo annuncio, se non lo testimonio, se non lo celebro. In questo sono un sacerdote fortunato, perché sono un frate che vive con altri tre frati: facciamo fraternità cappuccina. Non è una cosa di poco conto: ci sentiamo responsabili l'uno dell'altro, l'uno della fede e della testimonianza dell'altro. Da poco sono tra voi. Però mi sembra di poter affermare che la nostra parrocchia di S. Francesco è viva, con tante persone che pregano, si dedicano, si accolgono, collaborano. In tutto questo siete, per me e per gli altri frati, una testimonianza ed uno stimolo ad accrescere il nostro amore per Gesù e per la Chiesa. Termino con un brano molto significativo che colgo dal Testamento di S. Francesco d'Assisi: "Il Signore mi dette e mi dà una così grande fede nei sacerdoti ... a motivo del loro ordine, che se io avessi tanta sapienza, quanta ne ebbe Salomone, e mi incontrassi in sacerdoti poverelli di questo mondo, questi e tutti gli altri voglio temere, amare e onorare come miei signori. E non voglio io considerare il loro peccato, poiché in essi io riconosco il figlio di Dio ... E faccio questo perchè, dello stesso altissimo Figlio di Dio nient'altro vedo corporalmente, in questo mondo, se non il santissimo corpo e il santissimo sangue suo che essi ricevono ed essi solo amministrano ad altri". Questo è anche il mio grande augurio: una fede grande per tutti noi che ci renda umili e disposti ad accettare la fragilità degli altri (in questo caso la fragilità del vostro parroco!) per incontrare finalmente, nell'amore, la presenza di Gesù Cristo, il Signore, il vivente. Padre Tommaso Grigis
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