Cosa mi aspetto venendo qui a Lecco a continuare la mia esperienza di parroco in un luogo così diverso, in una nuova comunità?
Potrà sembrare strano, ma la prima cosa che mi aspetto è di imparare a crescere nella fede.
La mia esperienza mi ha insegnato come sia bello camminare insieme a una comunità, condividere progetti e lavoro ma soprattutto imparare a condividere la vita e a viverla nel nome del Signore.
Quanta ricchezza mi è capitato di incontrare, ricchezza di umanità e di fede, magari espressa con semplicità ma vissuta in modo autentico e sereno, capace di affrontare le fatiche della vita con impegno e generosità, capace di ritagliare del tempo in una vita già convulsa per mettersi in tanti modi al servizio del cammino comune. Non puoi non sentire che il Signore ti richiama proprio attraverso questa testimonianza alla verità della tua vocazione, a una serietà di fronte alla vita, alla bellezza dell'essere chiamato da lui a lavorare nella sua vigna.
Ho già potuto vedere che questa esperienza potrà continuare qui: nell'omelia dell'ingresso ho detto che ho incontrato tanto grano buono, e quello che dicevo non era una
captatio benevoletiae, era la verità di quanto mi è stato dato di vedere e di percepire: sono certo che potremo camminare insieme, con paziente perseveranza, verso il Signore.
Francesco (il santo naturalmente) diceva alla fine della vita, pieno di riconoscente stupore, che il Signore gli aveva donato dei frati, quelli coi quali ha condiviso la sua esperienza così straordinaria. Senza essere San Francesco posso dire anch'io con gratitudine che il Signore mi ha donato dei fratelli coi quali camminare: i miei frati anzitutto e poi i parrocchiani che mi hanno accolto con affabilità e con una attesa che spero di non deludere.
Questa gratitudine è quella che deve muovere la mia e la nostra vita, aiutarci a riconoscere la grandezza del dono di Dio nella diversità delle persone, degli stili di vita, dei percorsi che compiono. Anche quando i fratelli che il Signore ci mette accanto non appaiono così immediatamente "piacevoli", anche quando nascono le inevitabili difficoltà del cammino comune, conservare questo atteggiamento permette di evitare di cadere nella mormorazione o nella lamentela per ricercare invece con passione gli strumenti per continuare il cammino.
In mezzo a voi sono chiamato a vivere come frate e come parroco.
Come frate: sono qui insieme a dei fratelli che condividono la mia scelta di vita, sono dentro una fraternità che è per me importante, è il primo luogo in cui sono chiamato a rispondere al Signore; una fraternità che nella nostra Parrocchia è chiamata non solo ad assumere un impegno pastorale ma a testimoniare lo stile francescano della vita cristiana.
E a fare il Parroco. Ho sempre sentito che il mio compito come Parroco sia quello di essere al servizio della unità della comunità nel nome del Signore.
Unità della comunità, dove i vari carismi, le varie esperienze, le varie sensibilità animate dallo Spirito del Signore possano rendere visibile la ricchezza dell'esperienza cristiana, una esperienza capace di valorizzare tutto l'umano, di rispondere alle domande più grandi che sono nel cuore di ogni uomo.
Ma una unità nel Signore, non fondata su un semplice attivismo, ma consapevole di essere fondata sull'amore del Signore, sul dono della sua Parola che continuamente la stimola e la giudica, sulla sua presenza rinnovata nell'Eucarestia e nei Sacramenti, che ritrova il criterio dello stare insieme soltanto nello stile del Signore: lo stile della gratuità e del servizio, la passione per l'uomo che diventa desiderio profondo di annuncio e di missione rivolta con semplicità e coraggio verso tutti.
Ben trovati e buon lavoro.
di Padre Luigi Boccardi